Giardino “Nuttate de Lune” è il suggestivo parco a ridosso del mare. Infatti, la vicinanza al mare è la sua grande particolarità. Laddove prima si ergevano delle scogliere e un lembo di spiaggia, ora si estende questo giardino in armonia con il paesaggio marittimo. Ciò che si nota direttamente è l’assoluto rigore: niente fronzoli, niente arbusti o alberi secolari. Ma incanta la grande estensione di prato verdissimo, in contrasto con l’azzurro del mare, attrezzato con panchine e moderni corpi illuminanti rivestiti internamente in gomma vulcanizzata (da qui il nome di “Rubbie”) che li rende altamente resistenti. Inoltre, dei vialetti si snodano per tutto il percorso.
La scelta del nome: Giardino “Nuttate de Lune”
Giardino “Nuttate de Lune” è impiantato alla foce del torrente Albula (lu fusse per i sambenedettesi) nell’area del cosiddetto pennello. Esso termina dinanzi al noto monumento de Il Pescatore, uno dei simboli della città. Comunque, il giardino è strettamente correlato alla tradizione canora sambenedettese. Infatti, il 9 agosto 1931 è una data importante per la storia popolare della città di San Benedetto del Tronto. Era una calda sera d’estate e molti turisti e cittadini sambenedettesi erano accorsi per la “Prima festa della Canzone” in vernacolo sambenedettese.
Giardino “Nuttate de Lune” e la canzone popolare
Durante questo evento musicale, il componimento canoro “Nuttate de Lune” è presentato al pubblico per la prima volta. Per inciso, la canzone fu scritta dall’autore dialettale di componimenti poetici Ernesto Spina e musicata dal maestro, direttore e compositore Attilio Bruni, che allora si firmò con lo pseudonimo di Giuseppe Flaiano. Ma l’esecuzione non risultò particolarmente apprezzata. Nonostante ciò, si può affermare che “Nuttate de Lune” è diventata, in questi 88 anni, la canzone popolare sambenedettese per eccellenza. Addirittura il maestro Bruni ne deposita lo spartito, assieme ad altre sue opere, presso l’Archivio della S.I.A.E. a Roma.
Il Giardino “Nuttate de Lune” diventa scenario artistico
Peraltro, il giardino di Viale delle Tamerici è stato protagonista di un esclusivo evento artistico: la Cracking Art. In particolare, questa rassegna d’arte ha caratterizzato l’estate sambenedettese 2018, frutto dell’estro dei componenti del movimento artistico denominato proprio “Cracking Art” da cui la rassegna ha preso il nome. Infatti, il giardino per circa tre mesi si è colorato di uno stormo di rondini rosse fuori scala realizzate in plastica riciclata, posizionate sul prato. Esattamente, la Cracking Art si dedica alla produzione e all’installazione urbana di grandi animali in plastica rigenerata, inseriti in luoghi di passaggio come viali, strade e piazze.
La Cracking Art rompe gli schemi
Nello specifico, la Cracking Art ha intenzione di proporsi come innovazione e rottura all’interno della storia dell’arte. Precisamente, un’operazione che evoca la rottura tra il naturale e l’artificiale e il passaggio dall’organico al sintetico. Nonché l’accesso dall’antico al contemporaneo. Con questo obiettivo, negli ultimi anni il collettivo artistico Cracking Art ha portato le sue sculture pop in giro per il mondo. Suricati, lumache, rane, rondini e tanti altri soggetti invadono una grande varietà di location, siano esse abitazioni private o luoghi pubblici. Nondimeno, per restare in Italia, nel 2014 le rondini hanno fatto compagnia ai turisti anche al Castello Sforzesco di Milano e sui Navigli. Si ringrazia per l’immagine di copertina: Patrizia Cicconi
