App Immuni è l’applicazione che l’Italia ha scelto per la propria lotta digitale nella fase 2 contro il contagio da Coronavirus, per la tracciabilità dei contatti Covid positivi, e da ieri, 8 giugno, è diventata operativa in quattro regioni: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia per i test di verifica. E gradualmente sarà estesa a tutte le altre regioni. In particolare, essa funziona su un principio semplice: monitorando le reti Bluetooth incrociate dal proprio smartphone tiene traccia dei possibili contagi aiutando l’individuo a proteggersi e a limitare i focolai. Finora è stata scaricata da 2 milioni di italiani.
Il commissario Arcuri promuove App Immuni
Riguardo a ciò, il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri lo ha definito uno strumento “molto utile”. Inoltre, ha spiegato che il tracciamento è una componente essenziale per questa fase 2 B: la sua presenza su almeno il 60% degli smartphone degli italiani consentirebbe di creare una vera e propria barriera allo sviluppo del contagio nello spazio e nel tempo. Però, per riuscire in questo intento, gli italiani debbano farne buon uso utilizzando il Bluetooth per tentare di mettersi a disposizione di questa strategia di contact tracing nazionale.
Le parole del governatore delle Marche
Poi, il governatore delle Marche Luca Ceriscioli ha parlato di “un’arma in più per fronteggiare Covid e per contenere il virus”. E afferma: “Le Marche hanno aderito volentieri alla fase sperimentale. L’App Immuni è un ulteriore strumento a nostra disposizione: potrà informarci immediatamente se siamo entrati in contatto con una persona positiva. E ci consentirà di seguire subito i necessari percorsi di sicurezza sanitaria”.
Come funziona la App Immuni
La App Immuni funziona senza seguire gli spostamenti e senza conoscere l’identità della persona che la installa sul proprio cellulare. O quella delle persone con cui si entra in contatto. Inoltre, l’applicazione si può scaricare gratuitamente e volontariamente su telefoni iOS e Android. Poi, una volta attivata, l’app registra i contatti con altri utenti usando il Bluetooth: scambia codici temporanei casuali con altri dispositivi che l’hanno installata. Ma lo scambio è bidirezionale: ogni smartphone invia il proprio codice e riceve i codici degli smartphone nelle vicinanze, salvandoli nella propria memoria interna. Infine, quando un utente Immuni risulta positivo, attraverso l’app si attiva un meccanismo per cui vengono avvisati i possibili contatti che dovranno a loro volta avvertire il medico per iniziare il percorso assistenziale.
Le critiche al software
Ma non sono mancate polemiche e critiche. Come le icone sessiste che ritraevano una mamma con il bambino e un uomo davanti ad un pc. Oppure problemi legati alla tipologia di smartphone incompatibili per scaricare l’app. Ma ora l’applicazione Immuni è disponibile sugli smartphone prodotti da Huawei e dal brand collegato Honor. Infatti, Google ha risolto il problema tecnico che ha reso temporaneamente non disponibile l’app per il tracciamento dei contatti sui telefoni prodotti dal colosso cinese. Ancora, c’è l’incertezza di alcuni politici che si sono dichiarati contro l’utilizzo di App Immuni: da Matteo Salvini fino al governatore del Veneto Luca Zaia. Dunque Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia sono le prime regioni pilota dove è stato attivato il tracciamento dei contagi tramite questo sistema.
Si ringrazia per l’immagine di copertina: pxhere.com