Saluto di Ubu vuole dare un tocco di allegria con le sue pietre colorate, i suoi fiori di bronzo dipinto, i suoi pezzi meccanici che riproducono naso, occhi e bocca. In Largo Pietro Micca, vicino al corso principale, si trova questa opera bronzea. La città di San Benedetto del Tronto è disseminata di sculture contemporanee che traggono ispirazione non necessariamente da eventi o figure reali, ma mirano a dare percezioni allo spettatore per simboleggiare valori e temi di respiro universale. Con questi connotati nasce una vera e propria galleria d’arte all’aperto che caratterizza il centro cittadino, nonché il cuore della città.
Dove prende forma il personaggio di Ubu
Ubu è un personaggio immaginario, un grande gioco. Il suo cospetto vuole dare un saluto di benvenuto a chi passeggia in quel vicolo, frequentatissimo e di passaggio. Ubu nasce sui banchi di un liceo e trae ispirazione da un professore di fisica, Félix Hébert, preso in giro dagli studenti per il suo aspetto un po’ fuori dai canoni. Un allievo, Alfred Jarry, ne fa la sua fonte di ispirazione per parodie studentesche, fino a quando il personaggio inizia ad avere successo. Diventa tema centrale di commedie satiriche, originariamente concepite come spettacolo di marionette, che colpiscono la stupidità e la violenza delle convenzioni sociali.
Il personaggio stesso diventa il simbolo della bassezza umana e incarna sia la stoltezza sia la brutalità più ignobile. La storia e l’atteggiamento di Ubu si trasformano nel corso dei vari artisti che lo trattano: da grottesco e sempre tiranno, a prigioniero e anarchico folle. In Italia, Ubu trova un’artista che maggiormente ne ha indagato i significati e la valenza simbolica, procedendo “dal generale al particolare”, e cioè Enrico Baj.
L’artista Enrico Baj
Enrico Baj, conosciuto soprattutto come pittore, è scomparso recentemente, nel 2003. Ritrattista e scultore italiano, è annoverato fra i più importanti artisti italiani. Frequentò l’Accademia di Brera laureandosi poi in Legge, stringendo importanti rapporti all’estero. Oltre che saggista e polemista dalla verve esplosiva, è anche un abile incisore: ha lavorato sui testi di poeti e scrittori dell’antichità e contemporanei, corredando i libri con stampe e multipli. Sviluppò una forte critica alla contemporaneità in un immaginario dominato dal kitsch, unico stile che secondo l’artista riesce a rappresentare la cultura di oggi. Iniziò ad occuparsi di maschere tribali e totem grotteschi che volevano esprimere un primitivismo moderno riciclando oggetti di uso quotidiano. Espose opere “idrauliche”: rubinetti, tubi, sifoni vengono applicati a piccole sculture come una sorta di collage., rifacendosi ai progetti del grande Leonardo da Vinci. L’artista utilizzava le sue rappresentazioni più giocose, grottesche e fanciullesche per commentare, con arguzia e ironia, la società italiana del secondo Novecento.
Accanto alla scultura di Ubu in Largo Micca vi è la miniatura della scultura stessa, una piccola riproduzione per permettere alle persone non vedenti (ed ipovedenti) di poter toccare ed avere un’idea dell’opera. Resta innegabile il fascino e la potenza simbolica di quello strano personaggio, concepita come una figura peculiare e carica di significati poliedrici.
Si ringrazia per l’immagine di copertina: flickr.com