Il funaio, l’antico mestiere legato alla cultura marinara

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Il funaio, l’antico mestiere legato alla cultura marinara

Museo Della Canapa

Il funaio è uno delle arti e delle professioni fondamentali nella storia dell’economia e quindi della cultura civica che caratterizza la città di San Benedetto del Tronto. A tal proposito, la dura vita del funaio ha rappresentato a lungo un pilastro per il sistema economico, legato principalmente al mondo della pesca. Soprattutto nel borgo marinaro della città rivierasca, il mestiere del funaio ha fatto la fortuna di molte famiglie che, fino agli anni ’60, hanno tenuto in vita questa professione cara alla tradizione. Ma, con l’avvento dell’era moderna, si è completamente estinta.

Una fune prodotta dal funaio
Una fune completata dopo la grande lavorazione del funaio “070929 – Carmagnola – 03 – Museo della Canapa” by mastino70 is licensed under CC BY-NC-ND 2.0 

La tradizione del mestiere di funaio

Il funaio (lu fenare in dialetto sambenedettese) fa parlare di sé già da metà ‘700, ma prende decisamente piede negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale contemporaneamente allo sviluppo della pesca. In particolare, i funai erano in gran parte concentrati lungo il greto del torrente Albula. E il loro ruolo era parte integrante di un ciclo di lavorazione molto articolato che iniziava con la collaborazione dei canapini. Nello specifico, essi erano coloro che operavano la parte di lavoro più faticosa, ovvero lavoravano la canapa, materiale fondamentale per la realizzazione di funi e reti.

L’arte del mestiere di funaio

In grandi spazi all’aperto la canapa, una volta tagliata, veniva lasciata nell’acqua stagnante al fine di estrarre agevolmente la fibra. Successivamente, si lasciava asciugare e seccare al sole e all’aria. Poi, il funaio faceva girare una grande ruota di legno, per molte ore al giorno, attraverso un’apposita manovella che metteva in moto le girelle ai cui si attaccavano i fili da strizzare. Nel mentre, il funaio univa i vari capi di canapa camminando all’indietro, con il filato tenuto intorno alla cintola. A fine giornata, le funi prodotte venivano lasciate a mollo in acqua. Infine, il mattino seguente, gli spaghi venivano tirati e lisciati più volte. Dopo essersi asciugati, venivano raccolti per formare la matassa di spago pronto. Questa, in breve, l’arte del funaio.

La ruota del funaio
La ruota utilizzata dal funaio “070929 – Carmagnola – 04 – Museo della Canapa” by mastino70 is licensed under CC BY-NC-ND 2.0 

La festa in onore del mestiere

A fine ‘800, il beneamato sacerdote della Chiesa Madonna della Marina, Don Francesco Sciocchetti, istituì a San Benedetto la “Festa dei funai”, da celebrarsi ogni anno il 3 febbraio, giorno del loro protettore, San Biagio. E in questa festività si celebrano gli antichi mestieri della civiltà marinara sambenedettese. Specificatamente, gli antichi raccontavano che Don Francesco Sciocchetti, dopo la messa, invitava a pranzo i funai per sollevarli un poco dalla miseria e fatica.

L’importanza della produzione di funi

Oggi si trovano ancora alcuni funai e soprattutto delle aziende che hanno ereditato e trasformato quella professione realizzando cavi in acciaio. A tal proposito, oggi San Benedetto del Tronto può vantare un primato nazionale per la produzione di funi d’acciaio. Insomma, appare importante in una città come San Benedetto, fortemente legata alla tradizione e alla propria cultura marinara, trasmettere alle nuove generazioni l’arte del mestiere di funaio. Soprattutto come forma di conoscenza delle proprie radici e per il valore insito nella cultura del lavoro.

Si ringrazia per l’immagine di copertina: “070929 – Carmagnola – 09 – Museo della Canapa” by mastino70 is licensed under CC BY-NC-ND 2.0 

Il funaio, l’antico mestiere legato alla cultura marinara ultima modifica: 2019-11-08T09:00:24+01:00 da Patrizia Cicconi

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